Quando il giallo genera un nuovo umanesimo. La festa di matrimonio di Adriano Di Gregorio
Un’indagine complessa, ben più oscura e articolata di quelle che solitamente si trova a dover fronteggiare sotto il sole rovente della sicilia catanese, tiene particolarmente impegnati il vicequestore aggiunto Damiano Battaglia e il suo fidatissimo collega, l’ispettore Concetto Spanò. Segreti tetri e inconfessabili emergono dal baratro di adempimenti professionali che devono sempre fare i conti, giorno dopo giorno, con una realtà sociale – forse anche antropologica – praticamente al collasso, portando con sé un intreccio insostenibile fatto di menzogne, eccessi di omertà e ricatti oltre ogni dire.
Ma nel momento in cui una fetta molto particolare di passato, sia storico che individuale (stando alle molteplici sfumature dei caratteri messi nero su bianco), torna a bussare alla porta di un presente ovattato e tumefatto, ecco aprirsi un pericoloso e spietato varco senza via di ritorno verso attribuzioni di senso che vanno ben oltre il solo racconto poliziesco, portando protagonisti e lettori direttamente a contatto con situazioni ed eventi anche fuori dalla portata percettiva genericamente identificabile come di attuale consumo.
Sull’altra sponda narrativa, infatti, vengono avvistate altre storie solo apparentemente smembrate e distaccate da quella principale. Nella realtà dei fatti (diegetici e contenutistici) si tratta di elementi che, giocoforza, delineano la graduale costruzione di un complesso castello di eventi che arriverà a mostrare tutta la sua sontuosa corporatura in direttive finali magari consone a certi dettami di un particolare rango di letteratura poliziesca, ma senz’altro non nelle medesime modalità da costruzione preimpostata e pronta per l’ennesima produzione seriale da buon mercato.
Cosa avranno mai in comune, dunque, un omicidio all’apparenza “ordinario” e un pacco di lettere vecchie di diversi decenni e appartenenti a una passata corrispondenza amorosa che, per un motivo o per un altro, il buon commissario Battaglia si ritrova tra le mani? E che ruolo potrà mai avere la storia di due amanti divisi da cause di forza maggiore poco prima della costruzione del muro di Berlino? Quale influenza sulle comuni vicende presenti arriva a dimostrare la separazione di due ragazzi, Albert e Libera, rispettivamente in fuga dalla DDR (lui) e coinvolta nei contesti rivoluzionari dell’estrema sinistra operaia italiana (lei)?
Questa è la potente sostanza basilare su cui nascono i pilastri portanti del nuovo giallo-thriller di Adriano Di Gregorio La festa di matrimonio (Algra Editore). Ma oltre alla perizia dei dettagli e all’accuratezza di fonti prese in prestito per donare ancora più respiro agli intrecci narrativi (caratteristiche imprescindibili per uno storico ricercatore quale è Di Gregorio), è la scelta di mantenere molto alto il livello di coinvolgimento grazie anche a un velato senso di ironia e irriverenza che fa di figure come Battaglia e Spanò una sorta di Caronte per addentrarsi negli antri più oscuri di vicende incomprensibili se non con il giusto bagaglio emotivo e percettivo. Una scelta etica ed estetica, questa, che confluisce in un grande senso umanistico apertamente al servizio di una predisposizione riflessiva comune a pochi, di questi tempi.
Leonardo Biccari
cherrypress.it